TIBET

L´origine del popolo

Sulla questione che concerne l’origine del popolo e dei loro re I tibetani, che vivono così vicini al cielo, hanno sempre dato risposte basate su miti e leggende, una delle più antiche evoca un uovo, matrice di ogni creazione. Quest’uovo primordiale concentrava in sè tutti gli elementi – aria, terra, fuoco, acqua e spazio – e fece nascere altre diciotto uova: da una di queste scaturì un essere informe, ma capace do pensare, che provò il bisogno di vedere, toccare, ascoltare, sentire, gustare e spostarsi e allora creò a sua volta il corpo umano. Secondo un’altra credenza tradizionale, ma più recente poichè impregnata di buddismo, il tibet era popolato da demoni. Un giorno il bodhisatva Avaloketishvara stava contemplando l’universo; quest’essere spirituale, che s’era votato al bene di tutte le creature ebbe compassione di questa terra desolata del tibet e cercò un modo per popolarla di uomini, manifestandosi sotto l’apparenza di una scimmia. La scimmia-bodhisatva si accoppiò con una donna-demone. In altre versione la donna-demone è il bodhisattva di Tara, la dea che libera da ogni male. Da quest’unione nacquero sei scimmie sprovviste di coda, le quali formarono sei tribù. I tibetani, poco caritatevoli nei loro confronti di loro stessi, asseriscono che si deve a quest’antenato demoniaco la variabilità del loro umore e il carattere bellicoso del loro temperamento.

L’origine della stirpe reale

secondo le cronache della religione Bon il tibet era diviso in una moltitudine di piccoli reami, in cui vivevano demoni di ogni tipo. Il primo re chiamato Eudo Gungyel discese dal cielo in terra, dove fu eletto re dagli uomini. Secondo un’altra leggenda il prim re fu invece Nyatri Tsenpo; egli apparve sul monte Lhari Gyangdo, nel kongpo, mentre alcuni sacerdotiBon stavano celebrando un rito e dove s’era riunita la popolazione per tributatare onore alla divinit�. Quando i tibetani videro quest’uomo che scendeva dalla sommità del loro santuario, l’interrogarono sulla sua identità , ma elgi, incapace di rispondere e comprendendo solo in maniera vaga la domanda, tese la mano e indicò la cima rocciosa. Da questo gesto tutti si resero conto della sua origine divina; stanchi delle loro interminabili liti, essi videro in lui l’uomo che sarebbe riuscito ad unirli e lo trasportarono a spalla in segno di sottomissione. Secondo una terza tradizione i re sarebbero stati i discendenti d’una creatura deforme, che scacciata dalla valle d’origine a causa del suo aspetto, raggiunse le valli meridionali del paese dove venne accolta come una divinità. Alle leggende tibetane su queste origii si sovrappongono altre leggende d’epoca posteriore, una delle quali è influenzata dalla grande narrazione epica indiana del mahabharata. Essa racconta che Rupati, un comandante della clan Kaurava, dopo essere stato sconfitto dai fratelli Pandava durante la lotta, fu costretto a fuggire verso Himalaya. I suoi discendenti sarebbero stati l’origine della dinastia reale nel Tibet.

Songtsen Gampo – il Grande conquistatore

Molti storici tibetani considerano cominciata nel 617 la storia del loro paese. Nacque in quell’anno Songtsen Gampo, il trentatreesimo re del Tibet; che portò il Tibet al livello dei grandi imperi dell’Asia. Quando sale sul trono del Yarlung, a tredici anni (629), niente lascia presagire le sue future conquiste.

Nonostante l’inesperienza, il giovane re ottiene il sostegno dei ministri che suo padre gli ha lasciato in retaggio e mostra subito la propria ambizione: appena ottenuto il potere sottomette i nobili insorti e ristabilito l’ordine, lancia l’esercito alla conquista delle regioni settentrionali, in direzione della Via della Seta.

Nel 632 Songtsen Gampo invia nel Nepal il ministro Gar Tongtsen, che gli ottiene in matrimonio Brikuti Devi, figlia di Amshuvarman, fondatore della dinastia nepalese dei Thakuri. La principessa porta con sé una statua di Akshobya, una delle manifestazioni spirituali del Buddha; giunta a Rassa (la futura Lhasa ) fa costruire il tempio di Rassa Trulnang, oggi noto col il nome Jo khang, la cattedrale di Lhasa. Viene attribuita a questa principessa del Nepal anche la costruzione di un palazzo sul Marpo Ri, proprio là dove mille anni dopo sarà eretto il Potala.

Durante cinque anni (630- 635) conquista e sottomette lo Shangshung settentrionale, poi il territorio dei Sumpa, in direzione Kokonor. Il re comanda personalmente il suo esercitoselvaggio, facendo ‘piegare i sudditi come conne di bambù’. La nuova Cina dei Tang è in quel momento piena espansione: nel 630 ha sconfitto i turchi orientali e cinque anni dopo i Tuyuhuni sono costretti a loro volta arrendersi di fronte all’esercito dell’imperatore Taizong ( 629-49). Songtsen Gampo, subito dopo il ritorno in patria dell’esercito cinese, egli raduna le sue truppe a cui aggiunge quelle dello Shangshung da poco conquistato, poi lancia il suo esercito a invadere quel territorio privo di guida. Nello stesso periodo invia un’ambasceria in Cina per ottenere la mano della principessa Wen-Cheng Kung-chu, ma l’imperatore T’ang rifiutò l’alleanza matrimoniale. Songtsen Gampo s’impadronisce allora del territorio nei dintorni di Kokonor e dopo attaccò direttamente la Cina (638). Il suo esercito ricaccia indietro le guarnigioni imperiali e arriva sino a Songpan, alle porte della casta pianura di Sichuan. L’armata Tibetana, sotto la guida di ministri e di generali, invase anche il territorio dello Yunan e della Birmania, e infine, nel 640, il Nepal. Songtsen Gampo manda in Cina il fedele ministro Gar Tongtsen, per chiedere di nuovo la mano della principessa, ma questa volta l’imperatore della Cina non poté più ignorare la strapotere del Tibet.

Verso il 635, durante il regno di Songtsen, viene introdotto l’uso della scrittura nel Tibet centrale. Egli mandò il ministro Thonmi Sabota e altri sedici uomini in India per studiare il Sanskrit. La spedizione non fu priva di pericoli. Molti di loro si ammalarono gravemente e dovette far ritorno in patria e altri morirono. Ma Thonmi Sabota riuscì a portar a termine l’impresa ed elaborò l’alfabeto tibetano. Questo permise la traduzione dei testi buddisti scritti in Sanscrito in Tibetano.La scrittura divenne anche uno strumento indispensabile per l’amministrazione di un territorio ormai immenso.

Nel 641, Songtsen Gampo cedette il trono al figlio Gungsong Gungtsen che aveva compiuto il tredicesimo anno di vita. Tuttavia, secondo le cronache, il nuovo re adolescente cadde in un’imboscata del re dello Shangshung e fu assassinato. L’anno successivo dopo la morte di Gungsong Guntsen, Songtsen Gampo dovette riprendere il potere.

Durante la sua amministrazione, Songtsen Gampo aveva diviso il regno in sei distretti ed ogni distretto era incaricato un amministratore. Gli amministratori allocate tra i suoi sudditi, i quali erano divisi in classi sociali: l’esercito, contadini, inserviente. L’esercito, strumento principale della conquista, ha un preciso ordinamento gerarchico: ogni grado riceve delle insegne, ogni formazione proprie bandiere e i propri distintivi. Songtsen Gampo muore nel 650 a causa di qualche epidemia. Il suo corpo viene deposto in una camera funebre per il periodo di un anno, il tempo necessario per il disseccamento. Il corpo venne ricoprto d’oro e poi sepolto nella camera più grande del tumulo detto la Tomba Rossa nella valle di Chon-gye.

Breve introduzione sul Tibet

Invaso dalla Cina nel 1949-50, il Tibet, una nazione indipendente dovette subire una perdita di tante vite avvenute dalle battaglie, e poco dopo subì anche la perdita della libertà universale a causa delle ideologie rigide Communista sviluppatosi durante la Rivoluzione Culturale nella Cina(1967-1976). In ogni modo, è sbagliato pensare che il peggiore è passato. Il destino del Tibet, e la sua vera identità la sua cultura millenaria e la religione, è manipolato dalla Cina e ormai rischia l’estinzione.

La politica della Cina sull’occupazione e opressione ha risultato piu o meno in una distruzione totale della nazione, della cultura, dell’ambiente e del diritto civile umano dei Tibetani. La Cina ha infranto le leggi internazionali e continuamente viola persino la propria costituzione, non subendo alcuna punizione.

L’Indipendenza Nazionale

Con una storia scritta da più di 2000 anni, il Tibet è esistito come una nazione indipendente. Nel 1914, un Patto della Pace venne firmato tra la Britania, Cina e Tibet dove era evidenziato il riconoscimento del Tibet come una nazione indipendente. Ma sfortunatamento, non essendo nessuna rapresentazione tibetana nell’ONU , il mondo rimase da parte e permise la Cina ad occupare e distruggere il Tibet.

I tibetani hanno manifestato ripetutamente per ottenere l’indipendenza. La loro via è sempre stato quella senza violenza, ma anche quando dei piccoli bambini tibetani sursurasse queste parole; “libertà per il Tibet” oppure “Lunga vita a S.S il Dalai Lama”, i Cinesi li rnchiudono nelle prigione accusandoli della “separazione della madreterra”.

Se una persona viene catturato con la bandiera tibetana, potrebbe essere imprigionato per almeno 7 anni. Nel 1998, da quello che si sa, 1083 tibetani sono stati incarcerati nei prigioni cinesi solo per aver espresso i loro motivi politici, religiosi e la visione etica. Tra questi 246 erano donne e 12 erano ancora minorenni.